Il Consiglio di Stato con la sentenza n° 06007/2024, sancisce non solo il ruolo del responsabile tecnico per operare nel settore della cura professionale del tessile ma anche quello fondamentale delle Associazioni di categoria come Confartigianato nella tutela dei diritti delle imprese associate.
Il Consiglio di Stato, decidendo in via definitiva sul ricorso della Confartigianato Imprese Veneto verso una lavanderia self-service che erogava anche il servizio di stireria a fronte di una Scia prima rilasciata e, poi, ritirata da parte del Comune in cui operava, ha dato definitivamente ragione a Confartigianato. E’ stata una lunga battaglia, iniziata nel 2017, per cercare di porre un argine al fenomeno delle lavanderie self-service che erogano impropriamente servizi di manutenzione dei capi che, per legge, non possono essere inseriti in un servizio a gettoni e che comunque prevedono la designazione e la presenza di un responsabile tecnico ai sensi della legge 22 febbraio 2006 n. 84.
La vittoria arriva dopo una pressante azione di Confartigianato e Cna verso Unioncamere, ANCI e l’allora Ministero delle Attività Produttive. Azione che aveva portato ad alcuni risultati concreti come la scissione dei Codici ATECO tra lavanderie tradizionali e self-service, l’introduzione di un alert da parte delle Camere di Commercio sulla presenza del responsabile tecnico in fase di iscrizione di una attività ed una circolare ministeriale.
La sentenza definitiva del Consiglio di Stato stabilisce che chi vuole operare nel settore deve avere i requisiti previsti dalla legge n°84 del 2006.