Ricordate il Polo laico, poi trasformato in Po(l)lo laico quando l'Edera del Partito Repubblicano Italiano e la bandierina tricolore del Partito Liberale Italiano si unirono per le Europee prendendo meno della somma dei voti dei due partiti da soli?
Ecco, oggi sono risorti.
Se non sulle schede elettorali, almeno in Parlamento.
E non solo per l'ingresso del genovese Roberto Cassinelli, storico liberale, che dell'essere liberale è quasi una definizione vivente, in Senato al posto del dimissionario Augusto Minzolini.
"Guardateci i calzini, guardateci i calzini, noi siamo i liberali del conte Carandini".
Insomma, Cassinelli parrebbe uno di quelli lì.
Ma, oltre ai liberali nel Dna, ci sono anche liberali con il bollino doc
autocertificato: al Senato sono rappresentati dall'ex senatrice azzurra ed ex capogruppo dei fittiani a Palazzo Madama Anna Cinzia Bonfrisco che porta la bandierina ufficiale della nuova versione del Partito liberale italiano nel gruppo presieduto dall'ex ministro Gaetano Quagliariello, tornato saldamente nel centrodestra, che si chiama wertmullerianamente "Federazione della Libertà (Idea-Popolo e Libertà, PLI)".
Alla Camera, invece, i liberali sono addirittura sparsi in due gruppi.
Almeno nominalmente.
Entrambi nel misto.
Il primo si chiama "Partito socialista italiano (PSI) - "Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti", ma è composto solo da due socialisti e dalla filosofa indipendente ex piddina Michela Marzano. Mentre l'unico liberale, peraltro acquisito, visto che veniva dal MoVimento Cinque Stelle, Ivan Catalano, è stato espulso dopo essere passato con gli ex montiani di Scelta civica, oggi ribattezzati "Civici e innovatori" ed alleati con gli uomini di Stefano Parisi che militano in "Energie per l'Italia".
Questo per dire quanto sia complicato seguire la geografia variabile del Parlamento di oggi.
Poi, c'è un'altra componente del gruppo Misto, che formalmente non ha il nome del PLI, ma si chiama "FARE! - PRI - Liberali" e mette insieme due ex leghisti, seguaci dell'ex sindaco di Verona Flavio Tosi, e l'ex ministro, di ceppo liberale, Enrico Costa, figlio dello storico leader del Pli glorioso, Raffaele, alter ego di Alfredo Biondi.
Di repubblicani, anche in questo caso, non c'è l'ombra, ma comunque grazie all'accordo con i tosiani (che pure al Senato si chiamano FARE! tout court, senza repubblicani), l'Edera è tornata ufficialmente, se non proprio trionfalmente, in Parlamento.
Questa è la storia del miracoloso ritorno dei laici alla Camera e al Senato nel novembre 2017.
Mancano solo i poveri e gloriosi socialdemocratici e nessuno ha ancora raccolto la straordinaria eredità di Giuseppe Saragat, uno degli uomini che fece grande l'Italia.
Ma col PSDI di nuovo in Parlamento, forse si andrebbe anche oltre i miracoli.