LAVORO: in Liguria bilancio negativo della riforma Fornero

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29/03/2013

    

Aumenta la disoccupazione giovanile del 6,3% tra il 2011 e il 2012 che in Liguria sfonda il tetto del 30%. Alla Spezia i giovani senza lavoro sono oltre il 52%. 1.500 gli under 24 senza lavoro in più in un anno. Per Grasso (Confartigianato Liguria): “Riforma insufficiente. Indispensabile un intervento urgente sul costo del lavoro”

      

 

 Nel 2012 la Liguria spicca tra le regioni del Nord Italia in cui la disoccupazione giovanile ha avuto un’impennata maggiore rispetto al 2011: il tasso è aumentato del 6,3%, tra le peggiori perfomance del Settentrione (insieme a Friuli Venezia Giulia e Piemonte). Secondo l’ultima elaborazione dell’Osservatorio regionale dell’artigianato su dati Istat, la disoccupazione dei liguri tra i 15 e i 24 anni ha sfondato il tetto del 30%. A pesare sulla triste media regionale i dati pesantissimi della Spezia, dove il 52,3% dei giovani è senza lavoro. Le altre province, invece, resistono sotto la media ligure: a Genova i giovani disoccupati sono il 27,6%, a Savona il 26 e a Imperia il 22,2%.

In totale i giovani liguri con un’occupazione nel 2012 sono circa 27.200, oltre 1.500 in meno del 2011 e circa 4.600 rispetto all’inizio della crisi (2008): il tasso di occupazione è infatti sceso al 20,7% (-1,4% sul 2011), con una variazione negativa molto più ampia di quella media nazionale (-0,8%).

Osservando la dinamica storica si nota come, dopo la sostanziale stabilità del 2011, il 2012 abbia segnato un deciso peggioramento della situazione, paragonabile al primo anno di crisi (2009). «Il peggioramento del tasso occupazionale dei giovani – rileva Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – è attribuibile in primis all’onda lunga della crisi e la recessione che hanno inciso sull’andamento economico della nostra regione con maggiore decisione nell’ultimo anno. Purtroppo, dobbiamo constatare che l’entrata in vigore della riforma Fornero non ha arginato questo fenomeno, anzi abbiamo assistito a un peggioramento dei dati occupazionali, in particolare quelli dei giovani, maggiormente interessati dai contratti atipici».

Secondo Confartigianato tra luglio 2012 (mese in cui è entrata in vigore la riforma del mercato del lavoro, la legge 92/2012, firmata dal ministro Fornero) a gennaio 2013, il numero dei disoccupati in Italia è aumentato di 268.000 unità e l’occupazione è calata dell’1,3%, pari a 1.641 occupati in meno al giorno, il valore più basso degli ultimi 9 anni.

In Liguria, il tasso di disoccupazione della Liguria ha superato nel 2012 la soglia dell’8% con una crescita della disoccupazione dell’1,8%, per un totale di 56mila “senza lavoro”, circa 13 mila in più rispetto al 2011.

Nel primo semestre di applicazione, la legge Fornero sembra aver influito sull’andamento di alcune forme contrattuali: le assunzioni a tempo intermittente, in Italia, sono diminuite del 37,4% rispetto al secondo semestre 2011 e i contratti di lavoro a tempo parasubordinato sono calati del 15,3%. Complessivamente le due tipologie di contratto hanno fatto registrare un calo del 24,4% rispetto al secondo semestre del 2011. In diminuzione anche le assunzioni di lavoratori dipendenti, con un -4,4% rispetto al secondo semestre 2011.

Segno negativo anche per gli apprendisti che a fine 2012 fanno registrare una diminuzione del 6,5% rispetto all’anno precedente. «L’apprendistato costituisce il 16% del totale delle assunzioni non stagionali dell’artigianato – spiega Grasso – l’aumento del costo di questa forma contrattuale ha scoraggiato nelle assunzioni di giovani molte imprese artigiane, già fortemente penalizzate dalla difficoltà di accesso al credito e dai ritardi di pagamento». A un calo dei contratti atipici e a tempo determinato, non corrisponde però una crescita dell’occupazione stabile che in Italia è calata, nel corso  del 2012, del 3,2%. «Per sanare questa situazione – dichiara Grasso – è indispensabile intervenire sul costo del lavoro che negli ultimi dieci anni è aumentato di quasi il 25% per unità di prodotto, 7,8 punti in più rispetto all’Eurozona. Vorrei sottolineare che in Italia il cuneo fiscale sul costo del lavoro di un dipendente single senza figli con retribuzione media è pari al 47,6%, un livello superiore di 12,3 punti rispetto alla media del 35,3% rilevata nei Paesi dell’Ocse».  

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